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Matajur

La salita al monte, che è rivestito fino alla vetta da boschi (pioppi, castagni, ontani verdi) o prati, non presenta particolare difficoltà per la scarsa pendenza dei fianchi. Il modo più breve e semplice per raggiungere la vetta è quello di iniziare la salita partendo dal rifugio Pelizzo, che è raggiungibile in auto con una comoda strada asfaltata. Come alternativa si può partire dalla frazione di Mersino da dove mulattiere e sentieri, che attraversano boschi e prati dove crescono narcisi, crochi, fragole, lamponi e mirtilli, portano, in circa un'ora e mezzo e senza difficoltà, alla meta.

Sulla cima del monte spicca la chiesetta del Cristo Redentore, costruita sulle macerie della cappella inaugurata nel 1901 per ricordare i diciannove secoli dalla Redenzione e colpita prima da un fulmine e quindi distrutta dalle vicende belliche legate alla battaglia di Caporetto.

Dalla cima si può osservare un magnifico panorama che spazia dal Carso, all'Istria, alla laguna di Grado e alle cime del Canin, del Mangart, del Tricorno, del Monte Nero e delle Dolomiti.

Dai fianchi del monte sgorgano le acque delle sorgenti e dei torrentelli che ingrossano il fiume Natisone e, nella vallata di Savogna, le acque del torrente Alberone e dei suoi affluenti di destra.

Nella zona del monte Matajur, ed in special modo nella valle di Savogna, sono presenti un numero notevole di cavità e di grotte tra le quali occorre ricordare la voragine di Cerconizza, la Ta Pot Čelan Jama, la Velika Jama, la grotta di Mersino Alto, la Sesna Jama di Mersino, la Casera Glav di Masseris e la grotta di Jeronizza.

La cima del monte è stata, fin da tempi remoti, terra di confine: dapprima con l'Austria, poi con la Jugoslavia ed, oggigiorno, con la repubblica di Slovenia.

Ai piedi del versante settentrionale del Matajur scorre la Strada Statale 54 del Friuli, che è la via di comunicazione più agevole tra l'Italia e la Slovenia per chi deve accedere al tratto medio dell'Isonzo.

Il monte Matajur e le sue pendici sono interessate dai Sentieri Italia individuati dai segnavia CAI numero 736 e 725 e dal sentiero numero 749.

Il toponimo Matajur compare negli scritti e sulla carte geografiche solamente nel secolo XVIII. Il nome ha origine da Mont Major (Monte Maggiore di Cividale) che, nel tempo, é mutato in Mot Major, Mat Major, Matajor ed, infine, Matajur. La popolazione locale lo chiama anche (Velika) Baba, che sta ad indicare una vetta rocciosa isolata, o, solo dal XX secolo, Kalona con riferimento all'obelisco eretto a fianco della cappella del Cristo Redentore e distrutto, come indicato in precedenza, nel corso della prima guerra mondiale.


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